Barbascura X: “Il mondo è come un aereo che sta precipitando, però possiamo ancora salvarci”

Barbascura X: “Il mondo è come un aereo che sta precipitando, però possiamo ancora salvarci”


“Cagatevi sotto dalla paura: siamo su un aereo che sta precipitando. Ma abbiamo ancora un po’ di tempo per salvarci”. C’è un briciolo di speranza nell’avvertimento di Barbascura X, chimico, divulgatore scientifico, youtuber e stand up comedian che si è scelto un nome da pirata (e non vuole rivelare quello vero) per parlare di scienza e clima.

Competente, ironico e sboccato, il 34enne tarantino ha intrapreso una missione ardua, ma i suoi 700mila follower solo su Youtube dimostrano che non è impossibile, nonostante i negazionisti non manchino e il clima sia, per citare Randy Olson, “probabilmente l’argomento più noioso che il mondo scientifico si sia mai trovato a presentare al pubblico”.

Il 19 dicembre è approdato anche su Amazon Prime Video con Infodemic: il virus siamo noi, un documentario girato insieme all’astrofisico e divulgatore Luca Perri e molti ospiti, proprio per accendere i riflettori e sfatare tutte le bufale sull’emergenza climatica dei nostri giorni.

A proposito di contrasto alla crisi climatica, che 2022 ci aspetta? Le persone prenderanno finalmente più consapevolezza?

“Purtroppo immagino che le cose non cambieranno molto rispetto al 2021. Temo che si parlerà ancora troppo poco di cambiamento climatico, perché la pandemia continuerà a essere considerata l’unica emergenza. Senza contare che quello che sappiamo del virus cambia in continuazione e le misure di prevenzione valide ieri non lo saranno domani. Rendendo difficilissimo convincere le persone a fidarsi ancora della scienza”.

Una previsione molto grigia…

“No, voglio essere ottimista. Le aziende hanno capito che investire sulla tecnologia green e su una comunicazione di sostenibilità è vantaggioso sia in termini di vendite che di successo aziendale. Mi piace pensare che, anno dopo anno, ci sarà un’attenzione sempre maggiore a riguardo. E chi deve prendere le decisioni si muoverà di conseguenza. Ecco, non credo che nel 2022 riusciremo a risolvere i problemi che ci attanagliano, ma indubbiamente riusciremo a fare dei passi avanti. O almeno ci spero”.

In questa risposta, ma anche nel documentario, c’è più serietà rispetto al solito. Cosa è cambiato?

“In realtà Infodemic non è un prodotto 100% mio ed era ideato per essere una cosa un pochino diversa. Ho cercato di introdurre dei momenti tranquilloni, ma ci sono molte interviste e non si potevano interrompere gli ospiti dicendo cazzate. Non era il caso di lasciarsi andare troppo a quello che è, diciamo così, il mio solito stile di narrazione”.

Quello che ha reso virali i video e il ‘Saggio erotico sulla fine del mondo’, appunto. E per rifarci al libro, noi esseri umani proviamo davvero piacere nell’autodistruggerci?

“C’è una componente genetica, un aspetto importante, quasi evolutivo. Non è un gusto consapevole, ma più una questione di menefreghismo. Nel momento in cui uno viene a contatto con una certa comodità rifiuta anche solo di pensare che quella cosa così bella possa avere un impatto negativo sul mondo perché significherebbe rinunciarci. Abbiamo imparato a vivere nell’agio e vogliamo migliorare sempre più le nostre condizioni personali. Ma non è solo una tendenza umana. Se potessero produrre e usare le plastiche o creare fonti energetiche con cui campare meglio, anche gli animali lo farebbero. È che non lo sanno fare”.

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Fortunatamente siamo l’unica specie a distruggere il proprio habitat.

“Il fatto è che l’ambiente ci sembra così lontano. Noi ormai ci siamo distaccati, non facciamo più parte della Natura, siamo quasi degli agenti esterni. Però poi uno si mette a pensare, inizia a indagare e si rende conto che le cose sono andate molto storte. E sono felice che stiamo finalmente iniziando a farlo”.

“Il tempo dell’azione è agli sgoccioli” è la frase che chiude Infodemic. Possiamo ancora fare qualcosa?

“Dobbiamo agire in due modi molto diversi. Il primo è avere paura. Ci dobbiamo cagare in mano. Dobbiamo avere così tanta paura di quelle che potrebbero essere le sorti se non agiamo immediatamente da costringerci ad agire immediatamente. Io sono un procrastinatore, so come funziona, ci si riduce all’ultimo. Però quando arriva l’ultimo uno prende le decisioni più drastiche pur di salvarsi la pelle. In questo caso è la stessa storia: siamo arrivati agli sgoccioli. L’alternativa non è tanto morire, perché molto probabilmente la nostra generazione non vedrà la fine dell’umanità, ma vivere in un mondo di merda, che comunque non è piacevole. Soffrire la fame, la sete, vedere le foreste sparire, intere specie estinguersi. Parliamo di eventi estremi come alluvioni, aridità, siccità, terremoti, uragani… tutti contemporaneamente. Parliamo di un mondo veramente orribile in cui nessuno di noi vorrebbe trovarsi. Ma che, se la situazione precipita, vivremo sulla nostra pelle”.

E il secondo?

“L’altro aspetto, da prendere con cautela, è avere un po’ di ottimismo. Nel senso che bisogna comunque muoversi consapevoli che c’è ancora un minimo di tempo per agire. Gli scienziati fanno la scienza e cercano di trovare delle soluzioni tecnologiche per rimediare agli errori, ma il comune cittadino deve fare il comune cittadino. E cioè spingere sulle istituzioni e votare in modo tale da costringere chi può effettivamente cambiare le sorti del Pianeta ad agire contro la crisi climatica”.

Quindi qual è il compito che abbiamo per il 2022?

“Avere paura, ma allo stesso tempo urlare. Se ci trovassimo su un aereo che sta precipitando e al nostro fianco vedessimo qualcuno che stai lì a sorridere e a dirci ‘vabbè tranquillo, mo’ vediamo che succede’, non so voi, ma io lo prenderei a schiaffi. Io voglio vedere gente che urla, che si impanica, che cerca e chiede soluzioni. Siamo in quella fase. Facciamolo”.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2021-12-30 06:00:00 ,
www.repubblica.it

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